YANG CHEN FU
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IX° PRINCIPIO FONDAMENTALE SECONDO YANG CHEN FU

Hsiang lien pu tuan (Xiang lian bu duan)

  • Interpretazione:
    1. Continuità e nessuna interruzione
    2. (Praticare) continuamente e senza interruzione
    3. Uniti senza fratture

Gli stili esterni (Wai Chia) utilizzano un’energia (Chin) grossolana e non quella “del tempo anteriore alla nascita”. Vi saranno allora degli inizi e delle fini, dei concatenamenti e delle rotture dell’energia. Si può facilmente essere battuti nel momento in cui la vecchia forza (Li) muore e quella nuova non è ancora nata. Ma nel Tai Chi Chuan si impiega il pensiero (I), non la forza muscolare (Li). Di conseguenza tutto fluisce senza interruzioni dall’inizio alla fine; i movimenti sono continui, circolari e legati fra di loro senza discontinuità. A questo proposito i trattati classici dicono: “La Lunga Boxe è simile al flusso incessante di un lungo fiume e al moto delle onde di un grande mare”, e ancora: “Applicate la forza interna (Chin) con continuità come se dipanaste un filo di seta dal bozzolo”. Questi paragoni stanno a significare che tutti i movimenti devono essere unificati da un unico flusso di Ch’i.

Continuità, armonia, unione. Unire alto e basso; unire interno ed esterno; unire prima e dopo.



“Il Tao generò l’Uno, / l’Uno generò il Due, / il Due generò il Tre, / il Tre generò le diecimila creature” (Lao Tzu).

Il mondo è reso possibile dalla dualità del T’ai Chi, e praticando t’ai chi chuan cerchiamo di seguirne le leggi. Conoscere la dualità è un modo per risalire all’origine, alla Madre, all’Uno. Viviamo in un universo strettamente e interamente interconnesso, separarne i vari aspetti in cose e avvenimenti a sé stanti è un’operazione della nostra coscienza. Indispensabile per poter vivere qui e ora (“un coltello non è né vero né falso; ma chi lo impugna dalla lama sbaglia”, R. Daumal). Ma dobbiamo afferrarne anche l’altro aspetto (“quei due hanno la stessa estrazione / anche se diverso nome / ed insieme sono detti mistero, / mistero del mistero, / porta di tutti gli arcani”, Lao Tzu).

Tornare all’origine, unire, normalmente le singole tecniche del t’ai chi chuan si imparano e studiano separatamente, ma questo è un artificio didattico, utile per facilitare l’apprendimento. Poi le si unisce in una forma, ma la tendenza è quella di tenerle comunque separate. In effetti tutta la forma è un unico movimento continuo, che fluisce dall’inizio alla fine. Dopo aver imparato correttamente le varie tecniche bisogna cercare e trovare il modo per unirle tra loro senza soluzione di continuità. Dobbiamo trovare le “asole” (interne ed esterne) che ci permettono di collegarle senza interruzione. Il ch’i deve scorrere ininterrotto, sia spazialmente che temporalmente. Come ci si può riuscire? Praticando (possibilmente tutti i giorni!) col corpo, col cuore, e con la mente.

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